

Tappi di sughero: tutto quello che dovresti sapere
- 22/06/2019
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- Chicco
- Vini Cultura
I tappi di sughero sono fatti con del materiale dal peso specifico molto basso. Nello specifico sono costituiti, nella parte interna, da un tessuto di cellule sovrapposte in piani ordinati e regolari fatte di cellulosa; di lignina nella parte esterna e di uno strato di suberina e in quella intermedia.
Proprio quest’ultima, che costituisce buona parte della membrana cellulare, è la sostanza organica che dona al tappo di sughero le proprietà che lo rendono ideale per la chiusura delle bottiglie di vino: impermeabilità, resistenza, plasticità, flessibilità, aderenza e quasi totale inerzia.
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I tappi di sughero da quanto tempo vengono utilizzati? Già molti secoli fa i Romani avevano scoperto le proprietà eccezzionali del sughero. In che modo? Se ne servivano per sigillare le anfore in terracotta che potevano contenere vino, olio, conserve di frutta o altre bevande/alimenti liquidi o semiliquidi.
Successivamente per molti anni l’utilizzo del tappo di sughero fu praticamente abbandonato fino a quando non venne perfezionata la realizzazione delle bottiglie in vetro. Questo processo favorì la nascita – in Francia, Provenza – delle prime aziende produttrici di sughero.
Nello stesso identico periodo – a fine del Seicento – uno dei Champagne più celebri di sempre, il Dom Pérignon, trovò nei tappi in sughero il materiale perfetto per sigillare le proprie bottiglie. Questo fu l’inizio di una unione indissolubile che consentì al tappo in sughero di diffondersi in tutto il mondo.
Il sughero viene ricavato dalla quercia da sughero che, pensate un po’ inizia a dare i suoi frutti solo a più di 20/30 anni dall’impianto. La prima estrazione di sughero avviene infatti quando l’albero ha oramai raggiunto un’altezza di 130 cm da terra e una circonferenza di circa 60 cm.

Il sugherone detto anche “maschio” – cioè il ricavato della prima raccolta – non è mai utilizzabile per la produzione di tappi in sughero monopezzo, questo perché di scarsa qualità. Dieci anni dopo la prima estrazione si può procedere con la seconda raccolta dove si andrà a ricavare un sughero di qualità decisamente migliore denominato gentile o “femmina”.
Sapevi che un buon tappo in sughero può durare anche 20/25 anni? Dopo è consigliabile sostituirlo, ritappando la bottiglia e colmandola con vino dello stesso tipo per evitare ossidazioni (questo ovviamente se il vino ha mantenuto ancora le sue proprietà organolettiche e non è diventato aceto o qualcosa di simile).
Sapevi che la consistente presenza di tannini solubili nel sughero fresco, che verrebbero ceduti facilmente dal vino, viene eliminata attraverso le depurazioni della preparazione industriale?
Processo di lavorazione dei tappi di sughero
- Dopo aver stagionato le plance ricavate dall’albero da 6 a 24 mesi, si procede con la bollitura e lo sporaggio, nel corso del quale i tappi vengono messi in cilindri aspiranti e rotanti per eliminare le impurità e la polvere.
- I tappi poi vengono posti in apposite soluzioni per essere sterilizzati.
- A seguire, per portare il contenuto di umidità tra il 6-8%, vengono esiccati e successivamente lubrificati. Questa operazione è necessaria per facilitare l’entrata del sughero nel collo della bottiglia e per ridurre la formazione della polvere. E’ doveroso specificare che un tempo quest’ultimo passaggio veniva fatto con un’abbondante paraffinatura, mentre oggi le cose sono cambiate e la paraffina è stata sostituita con preparati siliconici chimicamente inerti.
Probabilmente ti starai chiedendo se, oltre ad i tradizionali tappi di sughero, ne esistano delle altre tipologie utilizzate sul mercato enogastronomico nazionale ed estero. Eh si, qulcosa di buono c’è…
- Tappi compensati, realizzati con una serie di pezzi assemblati.
- Tappi di agglomerato, ottenuti con un granulato di sughero che viene incollato sotto pressione. E’ opportuno precisare che questa tipologia di tappi secondo alcuni non assicurano un’adeguata tenuta. Altri invece sostengono che le moderne tecniche di produzione garantiscono risultati affidabili.
- Tappi a vite, sempre più in voga tra i produttori italiani (anche quelli legati alla tradizione). Screw cap, questo è il nome della tecnologia utilizzata e legata alla scuola enologica del “nuovo mondo” (Australia e Nuova Zelanda su tutti).

- Tappi sintetici, che sono considerati da diverse aziende una valida alternativa. Si tratta di materiale plastico espanso, più precisamente polimeri termoplastici che imitano la struttura cellulare del sughero. La loro affidabilità – quanto meno su bottiglie da degustare nel giro di 1-2 anni – è dimostrata. La tenuta è ineccepibile e non c’è rischio di “sapore di tappo”.
Quindi, se ora avessi davanti a me una bottilglia appena stappata, come dovrà presentarsi il tappo di sughero per poterlo ritenere di buona qualità?
- Ma, come prima cosa è bene controllare la lunghezza del tappo. Tieni conto che 4 cm bastano anche se al giorno d’oggi – più per immagine che per necessità – si arriva addirittura a 7 cm. Una lunghezza minima assicura un’adeguata tenuta visto che il vino, conservando la bottiglia coricata, tendo con il tempo a imbibire il tappo.
- Sentendolo tra le dita verificane l’elasticità. Ricorda che un buon sughero non è mai duro ma neache troppo morbido!
- Annusando il vino devi sentire il profumo del vino. Se così non fosse e prevale un odore pungente mi dispiace per te ma, molto probabilmente, il liquido contenuto nella tua bottiglia è irrimediabilmente compromesso.
- In ultima battuta non ti rimane che assaggiare il vino. Questo è indispensabile per avere l’eventuale conferma che c’è qulcosa di guasto. Ricora che mettere il vino in bocca – un piccolo assaggio basta – è l’unico modo per accorgersi di un “difetto di tappo”.
Terminata la tua analisi sensoriale – visiva, tattile, olfattiva e gustativa – hai tutti gli strumenti per valutare se i tappi di sughero delle tue bottiglie sono di buona fattura.
Chicco
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