Chiavennasca: Nebbiolo Valtellina
Chiavennasca: Nebbiolo Valtellina
Partiamo nel dire che la vite è una pianta arborea rampicante che per crescere si attacca a dei sostegni mediante i viticci. Se la pianta non viene potata può raggiungere dimensioni notevoli attaccandosi ad alberi, pareti rocciose o ricoprendo il suolo.
Ha un fusto di lunghezza abbastanza notevole da cui si dipartono numerosi rami detti tralci. Le foglie, chiamate pampini, sono costituite da cinque lobi principali (più o meno profondi), su una forma di base a cuore.
I vitigni della Valtellina nel corso dei secoli si sono adattati al clima alpino presente in queste zone. In particolare sono diventati più resistenti al freddo e alle basse temperature.
Quando la pianta diventa adulta deve essere curata con due principali interventi: la potatura e la concimazione. Il terreno che la accoglie deve essere drenato, di tipo organico ed argilloso. Il periodo considerato ideale per la concimazione organica è quello invernale.
Durante la primavera e l’estate è necessario trattare la vite con pesticidi per combattere le principali malattie che possono affliggere la vite, e verso il mese di ottobre si procede, finalmente, al raccolto delle uve.
Il Nebbiolo è un vitigno che produce uva a bacca nera ed è considerato uno dei vitigni di maggior pregio, adatto per vini da invecchiamento di altissima qualità. È ampiamente diffuso in Valtellina dove costituisce la base per la produzione dei DOCG Valtellina superiore e Sforzato (chiamato anche Sfursat).
Questo vitigno si contraddistingue per la completezza di tutte le sue caratteristiche: un buon equilibrio tra colore, corpo, acidità, aromi persistenti e robustezza alcolica. Di tardiva maturazione, il Nebbiolo, viene considerato un vitigno autoctono della Valtellina.
Brugnola, Pignola e Rossola insieme a Merlot e Pinot Nero sono altri vitigni presenti in Valtellina. Sono decisamente meno rilevanti e sostanzialmente si tratta di coltivazioni marginali utilizzate per completare gli uvaggi.